Il cibo è uno dei tanti modi in cui il nostro corpo e la nostra mente trovano rifugio, e non solo nutrimento. Questa qualità rende il cibo, se l’approccio è sbagliato, un’arma a doppio taglio, e ci rende vulnerabili a un fenomeno conosciuto come fame emotiva.


La fame emotiva scatta quando smettiamo di alimentarci per soddisfare il fabbisogno di nutrienti del corpo, e andiamo a usare il cibo per cercare di colmare un disagio interiore lasciato da qualcosa che ci coinvolge direttamente, o per cui siamo emotivamente instabili.
La complessa relazione tra cibo ed emozioni
Il cibo è il bene più importante a cui riusciamo a pensare quando si parla in termini materiali. È la prima cosa che cerchiamo, dopo l’aria, non appena nasciamo, e ci accompagna durante tutta la vita.
La domanda che bisogna porsi è: in che relazione sei con questo grande compagno di viaggio? Ti accompagna davvero, o forse ti trascina, ti ossessiona, o magari ti spaventa?
Il rapporto tra le emozioni e una cosa tanto basilare come il cibo non è affatto scontato: su di esso, sulla richiesta del cibo, si basano i primi atti di comunicazione degli esseri umani.
Quando saltano le dinamiche relazionali, sociali e affettive non è raro che il comportamento alimentare vada in cortocircuito. E qui entra in gioco la fame emotiva: una fame che nasce da un disagio.
Il corpo, cercando di porre rimedio a questo problema sperimenta la fame emotiva, che si traduce in un eccesso di cibo o in un’alimentazione sregolata, tentando di placare l’ansia, la tristezza, il vuoto, la rabbia….generalmente emozioni negative.
Fame emotiva, perché è diversa dalla fame fisica
La fame fisica è il bisogno del corpo di soddisfare esigenze nutritive, al fine di avere energia e sostentarsi nella vita quotidiana. Quante volte, però, ci si ritrova a mangiare anche quando non c’è un vero senso di fame?
La fame emotiva sorge come un impulso che non può essere trattenuto, scoppia all’improvviso e richiede gratificazione immediata indipendentemente da quanto è passato dall’ultimo pasto.
La fame emotiva include un’ampia gamma di comportamenti alimentari legati alle emozioni, tra cui:
- I momenti in cui scegli di mangiare perché sei triste o depresso, o in ansia o annoiato;
- I momenti in cui scegli di mangiare per festeggiare qualcosa o gratificare un’emozione positiva ma in modo compulsivo
La fame emotiva è un termine “ombrello” che include tutti i disordini alimentari legati alle emozioni.
Dopo un attacco di fame emotiva, durante il quale si mangia in fretta e con foga, si ha un brevissimo momento di gratificazione seguito quasi subito dal senso di colpa. Segue poi un momento in cui ci si rende conto di quanto fatto e ci si ripromette di non farlo più – fino all’attacco successivo.
La fame emotiva è caratterizzata infatti dall’atto di mangiare senza avere davvero fame e in seguito dall’incapacità di fermarsi, sia prima che durante l’atto
Come si rimedia alla fame emotiva?
La fame emotiva è un sintomo di un problema emotivo sottostante che dev’essere esplorato nel dettaglio insieme a un professionista qualificato, come ad esempio uno psicoterapeuta.
Esistono poi alcuni consigli per gestire nell’immediato il problema della fame emotiva:
- È consigliabile tenere un diario emotivo da compilare su base quotidiana, per capire meglio in che modo le emozioni influiscono su quello che effettivamente consumiamo durante il giorno;
- Le pratiche di mindful eating si sono rivelate sorprendentemente efficaci nel trattamento di questa problematica. La consapevolezza del mangiare è il primo passo verso il controllo sulla nostra alimentazione quotidiana;
- Non essere troppo severo con te stesso. La fame emotiva viene innescata dalle emozioni: privazioni eccessive, senza supervisione medica o consigli nutrizionali dedicati a te, possono renderti ancora più infelice e ancora più propensa ad accessi di fame emotiva;
- Evita rimedi miracolosi: pillole che tolgono la fame o simili;
- Chiedi aiuto. Ci sono esperti e professionisti che possono aiutarti a gestire e a superare questa complicanza.
La fame emotiva non va sottovalutata poiché ci toglie il controllo su un elemento che dovrebbe darci sostentamento e piacere, non solo a livello personale, ma anche a livello sociale e conviviale. Quando il cibo diventa una “scorciatoia” verso il benessere, e questo fenomeno si verifica con una certa frequenza, è importante intervenire con i giusti mezzi: percorsi psicologici, utilizzo di integratori o anche rimedi farmacologici chiaramente prescritti sotto controllo medico.
Approfondimenti utili:
Ministero della Salute – Linee Guida Sana Alimentazione – https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2915_allegato.pdf
Istituto Superiore di Sanità – Piattaforma Disturbi Alimentari https://piattaformadisturbialimentari.iss.it/